Terapie sempre più efficaci nella lotta contro il cancro


"Ho nostalgia del bancone del laboratorio, che ho lasciato ormai molti anni fa". Così esordisce Francesco Colotta, Direttore Ricerca e Sviluppo del Nerviano Medical Sciences, uno dei Centri di ricerca farmacologica in ambito oncologico più importanti a livello internazionale. Cinquant'anni, pugliese, Colotta si è laureato in medicina all'Università di Bari dove si è poi specializzato in immunologia clinica: "Svolgevo parte della mia attività in reparto e parte in laboratorio ed è qui che è nato il mio grande amore per la ricerca, tanto che in seguito ho abbandonato la clinica per dedicarmi esclusivamente alla scienza pura".

Grazie a una borsa di studio del CNR, Colotta si trasferisce a Milano per lavorare all'Istituto Mario Negri. Lì il giovane ricercatore rimane per dodici anni ad occuparsi di ricerca immunologica e oncologica molecolare. "Erano all'epoca due campi estremamente all'avanguardia, e quindi ricchi di interesse e di scoperte importanti anche per aiutare le persone a sconfiggere malattie gravi e invalidanti".

Nei primi anni Novanta viene chiamato dall'industria farmaceutica Pharmacia, allora proprietaria del Centro di Nerviano (oggi detenuto al 100 per cento dalla Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione) che gli offre la direzione del Dipartimento di Immunologia e di Microbiologia.

La ricerca applicata è vicina alla meta
Oggi Colotta coordina il lavoro di ricerca di circa 300 persone (su 700 che lavorano nel laboratorio in provincia di Milano) mantenendo intatta la sua passione per la ricerca farmacologica:
"La ricerca di base - spiega - ha lo scopo fondamentale di accrescere le conoscenze su una determinata materia e di pubblicare le scoperte su riviste scientifiche perché siano condivise da tutti gli esperti, ponendo quindi le basi per la ricerca applicata, che ha un obiettivo diverso: mettere a frutto le conoscenze per produrre farmaci utili alla salute dell'uomo. Fare ricerca dà comunque una grande soddisfazione, soprattutto quando si sa di essere vicini alla meta. E a Nerviano, dove facciamo ricerca applicata, questa sensazione si fa elettrizzante quando la scoperta di un nuovo importante farmaco si fa più vicina".

L'Istituto di Nerviano ha ottenuto dall'Emea (Agenzia Europea per la Valutazione dei Farmaci) il riconoscimento della qualifica di Orphan Drug (cioè di farmaco dedicato a una malattia rara) per due nuove molecole ad attività antitumorale indicate rispettivamente per il trattamento locale del tumore primario del fegato e nella terapia sistemica dei tumori dei tessuti molli. Entrambe le molecole sono già nella fase di sperimentazione clinica.
"Investire in questo tipo di ricerca è fondamentale per i pazienti e, grazie alle nuove direttive europee, ora si comincia a fare ricerca anche in questo settore complesso e ricco di sfide - continua Colotta - Purtroppo, però, a livello dei singoli Paesi dell'Unione si registrano ancora gravi ritardi e carenze".

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La passione come ingrediente di base
Una certa dose di passione per il proprio lavoro è un ingrediente fondamentale per superare le difficoltà tecniche e organizzative di un grande centro di ricerca, soprattutto quando i laboratori lavorano in modo multidisciplinare, coinvolgendo figure diverse per formazione e competenze.
"Siamo una struttura che collabora fattivamente con le industrie farmaceutiche che vogliono mettere a punto farmaci oncologici, cioè forniamo loro le competenze multidisciplinari dei nostri ricercatori in grado di interagire con i team di lavoro internazionali. Inoltre, siamo in grado di gestire le fasi di sperimentazione preclinica e clinica, cioè il passaggio del farmaco dalla provetta al paziente. Ci fermiamo appena prima della cosiddetta fase III, ovvero quella che si svolge su un numero relativamente elevato di pazienti e che viene generalmente gestita direttamente in ambito ospedaliero. Grazie a un'esperienza quarantennale, Nerviano e i suoi ricercatori sono all'avanguardia in Europa in questo campo".

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I risultati già ottenuti
In questi quattro decenni, il centro di ricerca ha portato negli ospedali (e quindi nella vita delle persone) alcune sostanze fondamentali per la cura delle malattie tumorali, come la doxorubicina e l'epirubicina. Non solo, però: a Nerviano sono stati messi a punto anche farmaci come la cabergolina, utile per la cura dei prolattinomi (tumori benigni dell'ipofisi), nel morbo di Parkinson ma anche per facilitare l'arresto della lattazione quando la puerpera decide che non può allattare al seno.

Tutta l'attività scientifica è organizzata in quattro grandi aree: la prima impiega uno staff di chimici e biologi e si occupa di identificare le aree oncologiche in cui è maggiormente necessario sviluppare farmaci nuovi, avviando i relativi progetti.
"È proprio questo il dipartimento che collabora maggiormente con le imprese del farmaco e con il comparto biotech" spiega Colotta.
L'area di Sviluppo Preclinico, invece, testa i nuovi farmaci in laboratorio per valutarne la sicurezza e la tossicità. L'area di ricerca clinica, le cui attività sono finalizzate alla sperimentazione clinica dei nuovi antitumorali, si occupa di tutti i passaggi che vanno dalle fasi iniziali della sperimentazione clinica fino alla farmacovigilanza. Infine, importantissimo, è il contributo dei ricercatori del dipartimento di scienze farmaceutiche che identificano quale sia la forma farmaceutica ottimale (compressa, sciroppo, fiale) per ottenere il miglior risultato terapeutico.

L'impegno di Nerviano nella ricerca potrebbe fornire - insieme a quello già in corso in tanti altri centri in Italia e all'estero - nuove e sempre più efficaci terapie contro il cancro.
"Qui si respira un'atmosfera internazionale. Quasi il dieci per cento dei nostri ricercatori proviene dall'estero, e ciò consente un proficuo scambio di opinioni e di modi di lavorare. Le persone che lavorano qui sono molto importanti perché nel campo della ricerca è l'essere umano il fattore chiave per il successo".

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