Avicenna

Medico, scienziato, fisico e filosofo, Avicenna è considerato l'uomo di scienza più famoso della tradizione islamica. Con "Il libro della guarigione" e "Il canone della medicina" influenzò tutta la medicina medioevale europea.

È conosciuto con differenti nomi: Abu Ali Husain ebn-e Abdollah Ebn-e Sina o Pur-Sina o Ebn-e Sina (980-1037), ma il più noto è Avicenna, nome latino che deriva dal persiano Ibn Sina. Nato a Balkn e morto a Hamadan, è stato medico, fisico, scienziato e filosofo. Scrive circa 450 libri su una enorme varietà di soggetti, la maggior parte dei quali tratta di temi filosofici e di medicina. È considerato "il padre della medicina moderna". George Sarton ha indicato Avicenna come "il più famoso scienziato dell'Islam e uno dei più famosi di tutte le razze, luoghi e tempi". I suoi lavori più importanti sono "Il libro della guarigione" e "Il canone della medicina", anche conosciuto come Qanun. Avicenna è uno dei personaggi più noti nel mondo islamico della sua epoca. Diventa una delle più importanti figure mediche in Europa a partire dal 1200 grazie soprattutto alla Scuola Medica Salernitana.

L'infanzia e la formazione
Secondo la maggior parte degli studiosi Ibn Sina nasce a Balkn (attualmente fa parte dell'Afghanistan), in Persia, nel 980 e muore a Hamadan (attualmente fa parte dell'Iran), sempre in Persia, nel 1037. Alcune fonti indicano Hamadan come luogo di nascita, altre indicano Afshanah, vicino a Bukhara e che la sua famiglia si trasferì a Kharmaithen (o Kharmaythnah) quando era ancora giovane.

Sua madre era una nativa del luogo; suo padre, un persiano di Balkn, era un esattore delle tasse nella vicina città di Harmaitin, sotto Ibn Mansur, emiro della famiglia dei Samanid di Bokhara. Alla nascita del fratello minore la famiglia si trasferì a Bokhara, allora una delle città principali del mondo musulmano e famosa per una cultura più antica della conquista dei Saraceni. Avicenna fu messo sotto la cura di un insegnante privato e la sua precocità destò la meraviglia di tutto il vicinato; mostrò un'eccezionale condotta intellettuale, fu un bambino prodigio che imparò a memoria il Qur'an all'età di 10 anni e aveva anche una grande abilità nella poesia araba. Da un erbivendolo imparò l'aritmetica e cominciò ad apprendere molte più cose grazie a un erudito errante che guadagnava da vivere curando i malati e insegnando ai giovani. Tuttavia, rimase molto turbato dai problemi di metafisica, in particolare dai lavori di Aristotele. Così, per circa un anno e mezzo, si dedicò anche alla filosofia, incontrando in questa disciplina gli ostacoli maggiori. In questi momenti di ricerca frustrante e confusa egli lasciava i suoi libri, faceva le abluzioni richieste, poi andava alla moschea e continuava a pregare fino a quando la luce spezzava le sue difficoltà.

Nel profondo della notte cercava di continuare i suoi studi stimolando i suoi sensi con occasionali tazze di vino e perfino nei suoi sogni trovava la soluzione dei problemi che lo perseguitavano. Si dice che lesse per ben quaranta volte la metafisica di Aristotele, fino a quando le parole si impressero nella sua memoria; ma il loro significato continuava a rimanergli irrimediabilmente oscuro, fino a che un giorno ebbe l'illuminazione da un piccolo commentario di Al-Farabi che aveva comprato a una bancarella di libri per la modesta somma di tre dirhem. Così grande fu la sua gioia a questa scoperta, ottenuta da uno scritto da cui si sarebbe aspettato soltanto del mistero, che si affrettò a ringraziare Dio ed elargì elemosine ai poveri.

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A 18 anni diventa medico
Si dedica alla medicina a partire dall'età di 16 anni. Non impara soltanto la teoria medica, ma si dedica all'assistenza gratuita ai malati e scopre nuovi metodi di cura. L'adolescente raggiunge lo status di medico all'età di 18 anni e dichiara che: "la medicina non è una scienza difficile e complessa, come la matematica e la metafisica, così io ho fatto grossi progressi in poco tempo; sono diventato un dottore eccellente e ho cominciato a prendermi cura dei pazienti usando i rimedi appropriati". La fama del giovane medico si diffonde velocemente, anche e soprattutto per il fatto che si dedica alla cura di numerosi pazienti senza richiedere nessun pagamento.

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Le sue opere
"Qanun fit at-tibb", tradotto in latino da Gerardo da Cremona o da Gerardo da Sabioneta (non si ha la certezza di chi sia stato effettivamente il traduttore dell'opera, anche se si propende ad assegnare al secondo questo merito), noto con il titolo di "Liber canonis medicinae" (Il canone della medicina).
"Al-Urguza fi at-tibb", "Poema della medicina".
Libro della guarigione.

In Italia sono ancora divulgati diversi testi filosofici:
Avicenna - Lizzini O. (cur.); Porro P. (cur.): "Metafisica" (testo arabo e latino a fronte). Bompiani, 2002.

Avicenna - Lucchetta F. (cur.): "Epistola sulla vita futura". Vol. 1. Antenore, 2000.

Avicenna è anche protagonista di romanzi storici di epoca contemporanea:
Noah Gordon: "Medicus" (traduzione di Paola Tornaghi). Milano, Rizzoli, 1988.
Gilbert Sinoué: "La via per Isfahan" (traduzione di Giuliano Corà). Vicenza, Neri Pozza, 2001.

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