Piccole, medie, grandi tutte importanti

Lombardia: 46 mila occupati totali (diretti e indotto); Lazio: 22 mila; Toscana: 11 mila; Emilia Romagna: 11 mila; Veneto: 10 mila. Lombardia e Lazio nella top 10 delle regioni Ue per numero di addetti nella farmaceutica. Il 67% dell’export hi-tech delle prime 15 province in Italia è export farmaceutico.

Imprese grandi, medie, piccole: da nord a sud, tutte importanti. La presenza farmaceutica in Italia è concentrata in Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Veneto, regioni che da sole determinano il 90% dell’occupazione e degli investimenti. Tuttavia, pur se più circoscritta in specifiche province o aree, è rilevante anche in Abruzzo, Puglia, Campania, Sicilia, Marche e Piemonte.

Oltre i cancelli delle imprese. Il valore dell’industria farmaceutica nel Paese non si limita alla presenza di centri di produzione, di ricerca e unità commerciali. Il settore infatti attiva una vasta rete di relazioni con gli stakeholder del territorio: dalle imprese che costituiscono l’indotto alle Istituzioni, alle scuole e alle università, dagli enti sanitari pubblici e privati, a quelli no-profit. Un valore spesso dato per scontato ma che, in un mondo sempre più globalizzato, è vitale per le realtà locali, piccole e grandi, che costituiscono il nostro territorio.

La farmaceutica fa bene al Paese. Il primo fondamentale contributo delle imprese del farmaco è produrre salute: attraverso la ricerca e l’innovazione il settore aiuta a migliorare il benessere e la qualità della vita delle persone. Non solo. Grazie alla presenza dell’industria farmaceutica nei territori, il Paese trae sviluppo economico – fabbriche, laboratori di ricerca, occupazione qualificata e produttiva – e benessere in termini di welfare e sostenibilità del Ssn - vaccini e prevenzione, minori interventi chirurgici e ospedalizzazione, minori rischi di invalidità.


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