La tubercolosi

Nota fin dall'antichità, la tubercolosi viene sconfitta dal vaccino di Calmette e Guérin, ma flussi migratori e infezioni da HIV stanno provocando il suo ritorno.

La tubercolosi è una malattia conosciuta fin dall'antichità. Sono state ritrovate tracce della tubercolosi su scheletri del neolitico (oltre 4000 anni a.C.). Era nota anche in Cina oltre 3000 anni a.C. e in Egitto (1000 a.C.). In Grecia è citata nelle opere di Ippocrate e a Roma in quelle di Galeno. Risalgono alla Scuola Medica Salernitana le prime indicazioni igieniche in merito alla malattia e al XVI secolo precise cognizioni della sua contagiosità, idea peraltro già citata in passato da Ippocrate. Ma è soprattutto alla fine del XIX secolo, con la scoperta di Robert Koch (1882), che inizia l'era della conoscenza scientifica della malattia. Con Koch si superano le teorie che ritenevano la tubercolosi una malattia ereditaria (Laennec) o di origine tumorale (Virchow). Sempre nello stesso periodo, l'italiano Carlo Forlanini studia e mette in pratica il primo tentativo di terapia con lo pneumotorace terapeutico, un intervento chirurgico dai risultati modesti.

In tutto il XX secolo l'impegno per la prevenzione della malattia è enorme, soprattutto verso una diagnosi precoce, l'isolamento e la cura degli infetti. Nel 1927 viene presentato il vaccino BCG (dal nome dei due scopritori Albert Calmette e Charles Guérin); nel 1944 si scopre la streptomicina, successivamente l'isoniazide e infine, nel 1965 in Italia, la rifampicina, tutti antibiotici attivi contro il bacillo di Koch.

La malattia tubercolare, che nell'Ottocento ha avuto la sua massima diffusione, tende ormai a essere considerata un problema sanitario di secondo piano nei Paesi dell'Europa e del Nord America. Tuttavia, i flussi migratori dal Sud del mondo e l'infezione da HIV stanno provocando un suo ritorno. Va infatti considerato che nel resto del mondo la gravità dell'infezione tubercolare rimane altissima: tra gli 8 e i 10 milioni di nuovi malati all'anno, con 3-4 milioni di morti. Molti ceppi di bacilli sono nel frattempo diventati resistenti ai farmaci disponibili: oggi la ricerca sta facendo nuovi sforzi per ottenere terapie ancora più efficaci.

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