Tubercolosi

La tubercolosi (TBC) accompagna la storia dell'uomo fin dall'antichità: risalgono a 18.000 anni fa le prime tracce certe di Mycobacterium tubercolosis ritrovate nelle ossa di un mammut. I primi resti umani che mostrano segni di decadimento legati alla TBC risalgono al 4000 a.C. 
Il moderno termine "tisi" affonda le sue origini nell'antica Grecia: Ippocrate parla di Phthisis nel 460 a.C., per indicare la più diffusa malattia di tutti i tempi, causa di febbre ed emottisi, quasi sempre fatale.
In epoca moderna, sono ben documentate le epidemie di tisi dal XVII secolo in avanti, soprattutto in Europa. Risale a quest'epoca la fondazione dei primi sanatori, luoghi in cui i malati venivano isolati per essere sottoposti alle cure dell'epoca, peraltro inefficaci contro l'avanzare del morbo.

Cos'è la tubercolosi e quanto è diffusa
Il termine "tubercolosi" fa riferimento alle caratteristiche formazioni, denominate tubercoli, che rappresentano un segno distintivo di questa patologia: si tratta di lesioni dei tessuti infettati, conseguenze del processo infiammatorio che si attiva in seguito all'infezione.
L'agente eziologico della TBC, individuato da Robert Koch nel 1882 è il Mycobacterium tuberculosis.
La TBC è una patologia contagiosa: colpisce prevalentemente i polmoni, anche se può diffondersi ad altri organi attraverso il sangue.
Colpisce circa un terzo della popolazione mondiale, con picchi di infezione soprattutto in Africa, Asia, Europa dell'Est e America latina. In Italia la TBC è relativamente rara: nell’ultimo decennio (1999-2008)  l'incidenza non ha superato i 10 casi/100.000 abitanti.

Come si manifesta
I sintomi della TBC comprendono tosse, perdita di peso, dolore toracico, febbre, sudorazioni e presenza di sangue nell’espettorato.

Come si trasmette
L'infezione si trasmette per via aerea, dal momento che il micobatterio è presente nelle goccioline di saliva e nelle secrezioni bronchiali emesse nell'ambiente attraverso colpi di tosse o starnuti. 
Non necessariamente chi è esposto al batterio si ammala. Il sistema immunitario, infatti, è in grado di bloccare l'avanzamento dell'infezione, mantenendo il Mycobacterium quiescente per lunghi periodi, in alcuni casi anche per anni. In situazioni nelle quali il sistema immunitario risulta indebolito, per stress o altre infezioni, l'infezione si riattiva e si sviluppa la malattia. Il batterio raggiunge i linfonodi, il sangue e altri organi. 
Si calcola che solo il 10-15% delle persone infettate dal batterio sviluppi la TBC nel corso della vita. Un individuo malato, e non trattato adeguatamente, può infettare una media di 10-15 persone ogni anno.

Quali sono i fattori di rischio
Tutte le condizioni che riducono l'efficienza del sistema immunitario espongono l'organismo all'attacco del micobatterio:
  • HIV/AIDS (soggetti sieropositivi hanno un rischio più elevato di ammalarsi di TBC. Una malattia favorisce la progressione dell'altra, facendo della TBC la prima causa di morte nei pazienti sieropositivi)
  • diabete
  • insufficienza renale in stadio avanzato
  • chemioterapia
  • terapia immunosoppressiva post-trapianto
  • stati di malnutrizione
  • età avanzata
  • scarsa igiene

Come viene diagnosticata
L’esame preliminare più diffuso è il test della tubercolina (Mantoux). La reazione positiva a questo test indica che il sistema immunitario è venuto a contatto con il batterio della TBC.
Il passo successivo è quello di indagare la presenza di una malattia attiva soprattutto a livello polmonare: si esegue quindi una radiografia del torace. Un metodo diagnostico più approfondito è l’esame dell’espettorato, per la ricerca diretta del micobatterio.

Esiste una cura?
La terapia farmacologica antitubercolare oggi maggiormente adottata si serve di: isoniazide,  rifampicina,  pirazinamide,  ed etambutolo, usati in diverse combinazioni tra loro, per la terapia di “attacco” e la successiva terapia di mantenimento. Talvolta, esistono però ceppi particolarmente resistenti (multi-drug resistant, MDR; extensively drug-resistant, XDR) che possono richiedere l’uso di farmaci alternativi, di vecchia istituzione (streptomicina, capreomicina) o di nuova istituzione (levofloxacina, moxifloxacina, claritromicina, linezolid). Il trattamento può durare dai 6 mesi ai 18-24 mesi.

È possibile prevenirla?
Storicamente la prevenzione della TBC si è basata su misure igienico-sanitarie generali, regimi alimentari equilibrati e sull'educazione sanitaria della popolazione.
La più efficace misura di prevenzione specifica della tubercolosi resta l’identificazione e il trattamento precoce.
La vaccinazione contro la TBC è molto diffusa. Un valido strumento preventivo è realizzato attraverso la chemioprofilassi, ovvero la somministrazione di un farmaco antitubercolare in particolari situazioni di rischio per potenziale contagio.


Si ringrazia la SIF – Società Italiana di Farmacologia per la collaborazione
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