Il Glaucoma

La patologia è stata documentata per la prima volta nell’Antica Grecia: Ippocrate la descrive come una malattia, diffusa tra gli anziani, che porta a cecità. Il suo nome deriva dal termine “glaukos”, a descrivere il colore verdastro o verde-bluastro delle pupille nei malati in stadio avanzato.
Nel 1830 l’oftalmologo scozzese William MacKenzie indica l’aumento della pressione intraoculare come una delle principali cause del glaucoma, fino ad allora considerato una variante della cataratta.

Cos’è il glaucoma
Il glaucoma è una neuropatia ottica solitamente associata ad aumento della pressione intraoculare. La conseguenza di un glaucoma non trattato è un danneggiamento della visione, con progressivo restringimento del campo visivo, fino alla cecità totale. È la seconda causa di cecità nel mondo, dopo la cataratta.
Secondo la Società Oftalmologica Italiana (SOI) sono circa 550.000 i casi di glaucoma  accertati in Italia: si tratta del 2% della popolazione sopra i 40 anni. L’incidenza aumenta con l’età, interessando più del 10% dei soggetti sopra i 70 anni. Circa la metà dei pazienti si rende conto di esserne affetto quando la malattia è in stadio avanzato.

Le due varianti più comuni di glaucoma sono: glaucoma ad angolo aperto e ad angolo chiuso. La prima è una forma cronica con andamento lento e insidioso (forma più frequente). Il termine “angolo aperto” si riferisce all’angolo compreso tra iride e cornea deputato al drenaggio dell’umore acqueo. La seconda è una forma acuta (meno comune) caratterizzato da un angolo irido-corneale meno pervio che ostacola il deflusso dell’umor acqueo.

Da cosa è causato
La causa dell’aumento di pressione intraoculare è riconducibile allo sbilanciamento tra volume di umore acqueo fisiologicamente prodotto e volume drenato. Quando il sistema di drenaggio a livello dell’angolo irido-corneale, normalmente pervio, si ostruisce, anche parzialmente, il volume di liquido all’interno dell’occhio cresce provocando  un aumento di pressione.
Tale incremento di pressione, soprattutto se permane per molto tempo, danneggia  le fibre nervose retiniche e in particolare la testa del nervo ottico, localizzata nella zona centrale della retina.

Come si manifesta
Caratteristica fondamentale di questa patologia è il fatto di essere asintomatica fino agli stadi tardivi, quando il paziente riferisce disturbi visivi, quali la riduzione della visione periferica, oppure forti dolori agli occhi e arrossamento, accompagnati da nausea e disturbi visivi, quali aloni e visione sfocata, soprattutto in condizioni di penombra.

Quali sono i fattori di rischio
Il glaucoma può colpire chiunque, anche i bambini, tuttavia alcune particolari condizioni possono aumentare la suscettibilità allo sviluppo:
  • predisposizione familiare;
  • età avanzata;
  • difetti di rifrazione, come la miopia;
  • patologie e disturbi concomitanti tra cui diabete, ipotiroidismo, pressione sanguigna molto bassa;
  • patologie e disturbi concomitanti tra cui diabete, ipotiroidismo, pressione sanguigna molto bassa;
  • emicrania (quasi la metà delle persone con glaucoma è soggetta ad attacchi di emicrania);
  • uso prolungato di corticosteroidi;
  • particolari problemi oculistici, quali distacco della retina o tumore oculare;
  • gruppo etnico di appartenenza (maggior rischio per africani e latino-americani).

Come viene diagnosticato
La pressione oculare viene misurata con il tonometro, mentre il test del campo visivo (perimetria) rileva l’eventuale danno retinico, evidente solo dopo che circa il 30% delle fibre del nervo ottico viene colpito.
Lo stato del nervo ottico al suo ingresso (area che prende il nome di testa del nervo ottico) può essere analizzato mediante oftalmoscopia, una metodica per visualizzare il fondo oculare. La perimetria computerizzata misura la sensibilità delle diverse zone della retina, consentendo di identificare i danni e monitorare la risposta alla terapia con precisione e sensibilità. Recentemente, sono stati introdotti nella pratica clinica nuovi metodi di valutazione del disco ottico tramite tecniche di “imaging” (l’oftalmoscopia mediante laser confocale, la polarimetria a scansione laser e la tomografia a coerenza ottica). Si tratta di esami strumentali non invasivi e semplici da eseguire che consentono lo studio dettagliato della papilla ottica e delle fibre nervose attorno ad essa, valutandone in particolar modo lo spessore.

Le terapie disponibili
Non esiste un trattamento curativo per il glaucoma, ma solo terapie che possono rallentarne la progressione, conservando la funzione visiva esistente. La scelta del trattamento è fatta in funzione del tipo di glaucoma (acuto o cronico) e della gravità.
Colliri contenenti beta bloccanti o analoghi delle prostaglandine costituiscono il primo trattamento, a livello locale, per ridurre la pressione oculare. Sono disponibili anche altre classi di farmaci, somministrati per via topica oculare, come gli inibitori dell’anidrasi carbonica, i simpaticomimetici e i parasimpaticomimetici. Laser e chirurgia tradizionale sono le due tecniche comunemente usate quando la via farmacologica non mostra effetti soddisfacenti. Il laser è in grado di allargare le maglie del tessuto da cui defluisce l’umor acqueo, mentre le tecniche chirurgiche classiche vengono sfruttate per creare una  nuova via di drenaggio: l’obiettivo, in entrambi i casi, è quello di rimuovere il liquido in eccesso, ristabilendo così la pressione endoculare. Nonostante l’intervento con il laser sia meno invasivo, la sua efficacia è limitata nel tempo.

È possibile prevenirlo?
La diagnosi precoce è l’unica forma di prevenzione possibile. Indispensabili sono le visite oculistiche periodiche, almeno una volta ogni anno dopo i 40 anni, per individuare i piccoli difetti visivi che possono far sorgere il sospetto di glaucoma. Si raccomandano, inoltre, visite frequenti se sono presenti altri casi in famiglia (il glaucoma mostra una predisposizione familiare).


Si ringrazia la SIF – Società Italiana di Farmacologia per la collaborazione
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